Si conclude anche quest’anno la settimana dedicata al Carnevale Veneziano di terraferma e di isola. In pochi giorni si consumano trucchi, scarpe, abiti e idee. Mesi di preparazione e poi… tutto resta fissato per un tempo che non esiste, è un tempo falsato dal tempo, è uno spazio che non ha misure, regole, dimensioni. Il carnevale è l'”arte dell’effimero” per eccellenza. Uno scatto fotografico, un sorriso, un applauso, una discussione, lo sventolio di un ventaglio, un lazzo di commedia sospeso in aria….ma allora questo lavoro non “resta”? Dopo 30 anni di carnevale a Venezia posso affermare il contrario. In questi ultimi anni, sempre più spesso, mi è capitato di rivedere nelle feste di palazzo clienti stranieri habitué, di essere fermata da giovani donne che hanno una foto con me, vestita da Colombina, di quando erano bambine. Una sorta di melanconia, meglio di saudade, resta nei ricordi delle persone a cui, inconsapevolmente, ho regalato un sorriso, un momento di pura distrazione, un gesto famigliare, una parola di conforto. Legami, link, che superano confini, razze, generi, caste su cui il genere umano può contare, su cui io posso contare. Grazie a Atelier Teatrale Carro Navalis, Maison du Thetare, Luna Baglioni Hotel, Comune di Fossalta di Piave, Museo di Arte Orientale Venezia, Rallo Viaggi, Associazione Do.Ve., Venezia Città Metropolitana, Atelier Marega, Pianeta Danza Mogliano, Comune di Monselice, Comune di Mirano, VillaggioGlobale, Kartaruga.